- Aggressione a Nettuno: lite per un debito finisce nel sangue. Una vicenda che racconta il lato oscuro della periferia
di Mario Dal Monte
Nettuno 6 agosto 2025 – Un’altra notte di violenza scuote le periferie laziali. Giovedì 31 luglio, alle prime ore del mattino, un 37enne marocchino è finito in fin di vita dopo essere stato colpito ripetutamente con un bastone in una zona isolata di Nettuno. Il suo aggressore, un connazionale di 29 anni residente ad Anzio, è stato fermato dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio.
Dietro al gesto, secondo le prime ricostruzioni, ci sarebbe un piccolo debito mai saldato. Ma questa storia non è solo cronaca nera: è il riflesso di un disagio sociale che si consuma nelle pieghe più fragili della città.
La lite e l’aggressione
La dinamica, ricostruita grazie alle testimonianze e alle telecamere di sorveglianza, è rapida e brutale. Prima urla e pugni, poi l’allontanamento temporaneo del 29enne, che torna armato di bastone. I colpi arrivano violenti, fino a lasciare l’uomo a terra, agonizzante.
Una residente di 43 anni chiama i soccorsi. La corsa in ospedale ad Anzio, poi il trasferimento urgente a Latina. Un rene asportato, la vita appesa a un filo.
Il contesto sociale: periferie tra marginalità e violenza sommersa
La zona dove è avvenuta l’aggressione non è nuova a episodi di degrado e conflitti tra connazionali. Lavoro precario, micro‑criminalità e isolamento sociale creano una miscela esplosiva.
Molti cittadini stranieri vivono ai margini, tra piccoli traffici e debiti personali che diventano motivo di scontro. Non si tratta di criminalità organizzata, ma di una quotidianità fragile, dove basta una lite per scatenare la tragedia.
Secondo fonti investigative, le periferie di Nettuno e Anzio ospitano una comunità multietnica spesso invisibile: uomini soli, occupazioni saltuarie, scarsi punti di riferimento istituzionali. L’assenza di presidi sociali lascia spazio a dinamiche di giustizia “fai da te”, come quella sfociata nella violenza di giovedì.
L’indagine e le prospettive
Il 29enne fermato ad Aprilia ha ammesso l’aggressione, dicendo però di non sapere delle condizioni disperate della vittima. È ora nel carcere di Velletri, in attesa delle decisioni della magistratura.
Per gli inquirenti non ci sono al momento complici, ma resta da chiarire l’entità del debito e se esistano altre tensioni pregresse tra i due uomini.
Una lezione da non ignorare
L’episodio di Nettuno non è solo un fatto di cronaca nera: è l’ennesimo campanello d’allarme per un territorio dove povertà, marginalità e scarsa integrazione possono trasformare un banale litigio in una notte di sangue.
Le autorità locali, intanto, annunciano maggiore vigilanza nelle aree periferiche, ma la sensazione è che senza interventi sociali strutturati il rischio di nuove violenze resti alto.




