- Lettera aperta del Comitato al Segretario del PD di Marino, Marco Comandini
- “Come Comitato cittadino sentiamo il dovere di condividere pubblicamente con chi ci segue da diversi anni, alcune riflessioni“
Riceviamo e Pubblichiamo
Ariccia 18 settembre 2025 – Qualche giorno fa, abbiamo potuto leggere sui giornali locali ed ascoltare sui social le critiche, da parte del segretario PD di Marino (centro) Marco Comandini, all’attuale amministrazione regionale, all’ASL RM 6 e al Sindaco di Marino Stefano Cecchi, per quanto riguarda lo spostamento del reparto della Medicina nucleare dall’ ospedale “San Giuseppe” di Marino al (Nuovo) Ospedale dei Castelli.
La democrazia è fatta da parti politiche opposte che hanno giustamente il diritto e il dovere di controllarsi e criticarsi a vicenda. Ma sarebbe opportuno che le critiche venissero fatte con cognizione di causa, in base alla conoscenza dei fatti e, cosa più importante, sempre in difesa dell’interesse collettivo.

Ci preme a riguardo e prima di qualsiasi altra cosa, sottolineare che il (Nuovo) Ospedale dei Castelli rappresenta, prima di ogni polemica, UN BENE PUBBLICO! ESSO quindi non appartiene ad alcuna parte politica, perciò né alla destra e né alla sinistra.
E’ una Struttura Ospedaliera di tutti e serve per dare una risposta sanitaria per tutti i (quasi) 600 000 abitanti del territorio dei 21 comuni facenti parte dell’ASL RM 6. Il comune di Marino e i suoi cittadini ne fanno parte, e il NOC, pur se ubicato nel comune di Ariccia, è di fatto l’ospedale ANCHE dei cittadini di Marino.
Chi si presta a fare politica dovrebbe tenere presente tutto ciò, altrimenti, rischia di scivolare nel populismo inutile e nella dannosa ricerca del semplice consenso elettorale. Sarebbe meglio invece, per tutti noi che votiamo, che il consenso politico elettorale si possa ottenere servendo i propri cittadini attraverso una politica seria. Quella che conosce i problemi della propria collettività e si adopera per risolverli con i giusti mezzi e criteri.
Prima di proseguire, è necessario precisare che, la necessità di condividere con i nostri lettori queste riflessioni, nasce dal contenuto delle dichiarazioni pubbliche esternate da Segretario PD Marino Comandini; e sono riflessioni che sono indirizzare a tutta la classe politica locale e regionale, senza distinzioni di colore politico.
Contrariamente all’opinione del citato Segretario e come già espresso in altra sede dal nostro Comitato, lo spostamento del reparto di Medicina nucleare dall’ospedale “San Giuseppe” di Marino al (Nuovo) Ospedale dei Castelli è una cosa molto positiva e lo è, in fondo, anche per i cittadini di Marino.

Proveremo, ancora una volta ad argomentare questa nostra posizione, sperando di chiarirla anche al Segretario Comandini, con il quale ci piacerebbe confrontarci personalmente, se ce ne volesse concedere l’occasione.

Modifiche alla legge Sanitaria Nazionale e breve storia del NOC.
Per poterlo fare è necessario ricordare la storia della Sanità Regionale (Lazio) cui è collegata la storia del Nuovo Ospedale dei Castelli.
Con la riforma sanitaria nazionale si è passati dalla “vecchia” legge 833 del 1978 a quella attuale 502 del 1992, La Sanità è stata trasformata nelle varie aziende e a vari livelli, lo si può constatare semplicemente facendo attenzione al momento in cui le USL (Unità Sanitarie Locali) prendono il nome di ASL (AZIENDE! Sanitarie Locali) con lo scopo principale di azzerare i deficit di bilancio accumulatosi negli anni (per mala gestione!).
Deficit che costantemente metteva in crisi, commissariandole, molte di loro e addirittura interi servizi sanitari regionali (come quello del Lazio). Ciò ha determinato la scelta di soluzioni mirate al risparmio. (Condivisibili o non)
Con il Piano sanitario della Regione Lazio del 1997-1999, si decide la chiusura dei piccoli ospedali sul territorio, appartenenti ad un vecchio sistema di gestione, economicamente non più sostenibile e presto inadeguati, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, alla trasformazione e ammodernamento del sistema delle cure sanitarie. Essi dovevano essere sostituiti da nuovi ospedali, grandi e moderni idonei alle nuove sfide.
Ovviamente, i nuovi ospedali al loro interno avrebbero dovuto contenere una risposta sanitaria produttiva e a 360 gradi. Tutto ciò perché in termini di costi e di personale sanitario si sarebbe riusciti ad ottenere una sanità più efficiente ma con costi minori. E questa scelta, naturalmente, è stata fatta su tutto il territorio nazionale.
Nella provincia di Roma, nella nostra Asl RM 6, alla quale appartiene ovviamente anche il comune di Marino, fu decisa così la chiusura di tre “piccoli” ospedali (per modo di dire piccoli ed alcuni anche ammodernati): quello di Albano Laziale, quello di Ariccia e quello di Genzano.
Al loro posto, nel 2006, con un Accordo di Programma tra la Regione Lazio, Asl RM 6 e il comune di Ariccia (sul quale territorio doveva sorgere la nuova struttura ospedaliera) nacque il progetto per il (Nuovo) Ospedale dei Castelli.
Quest’ultimo sarebbe dovuto diventare un policlinico, e contenere al proprio interno tutta la gamma delle varie specialistiche mediche per poter dare una risposta efficace ai circa 600 000 abitanti dei 21 comuni della ASL di riferimento.
Dopo un investimento di oltre 120 milioni di euro e 12 anni di “lavori” (dicembre del 2018) avveniva l’inaugurazione del NOC (Nuovo Ospedale dei Castelli) e in pompa magna e con gli arredi presi temporaneamente in prestito da altre strutture pubbliche.
Alla sua inaugurazione, però, l’ospedale era molto lontano da quel progetto che doveva realizzarsi in base all’Accordo di programma del 2006 anzi citato.
Sembrava purtroppo che, alla politica che amministrava all’epoca la nostra la Regione, interessasse molto più investire/preferire le strutture private anziché quelle pubbliche!
Da allora, il NOC ha avuto grandi difficoltà per poter raggiungere gli obiettivi che avrebbe dovuto rappresentare per i propri cittadini, cioè garantire loro giuste soluzioni mediche e sanitarie. E questo grazie, o meglio per colpa, non solo delle politiche regionali dell’epoca sbagliate, ma pure per un’indifferenza ed inerzia delle politiche locali delle Amministrazioni del comune di Ariccia e degli altri 20 comuni (che non si possono esonerare dalle loro responsabilità!) facenti parte del territorio dell’ASLRM 6.
Solo in questi ultimi anni e possiamo dire, nonostante la politica regionale, che, a nostro avviso, continua a favorire maggiormente la sanità privata a discapito di quella pubblica, si sta lavorando (anche grazie al costante impegno del nostro piccolo Comitato di cittadini determinati), UN PEZZETTINO ALLA VOLTA, per far crescere il NOC per raggiungere gli obiettivi del progetto iniziale.
Il Nuovo Ospedale ha, purtroppo, ancora una lunga strada da percorrere per diventare un policlinico, per poter costituire il pilastro portante ed efficiente della nostra sanità locale, della nostra ASL a cui appartengono, ricordiamo ancora una volta, gli abitanti di, 21 comuni.
Come Comitato cittadino non abbiamo il potere di far tornare indietro il tempo, non abbiamo poteri decisionali, ma possiamo solo impegnarci a studiare come far funzionare al meglio le risorse della sanità pubblica, al momento disponibili, cosi che queste possano soddisfare realmente le esigenze di ogni cittadino. Insomma, quello che dovrebbe fare una politica seria!
Per chi voglia fare battaglie politiche locali legate alla sanità, di lavoro a disposizione ce n’è a sufficienza, e dovrebbe essere concentrato, in primis, a far crescere il NOC e farlo funzionare bene, poiché rappresenta un polo fondamentale per la sanità pubblica territoriale! Tutto l’impianto della cosiddetta Medicina di prossimità (Case ed ospedali della comunità, finanziati con dei fondi PNRR) infatti è stato programmato in funzione di questa struttura ospedaliera.
Di conseguenza, ci si potrebbe informare se la medicina di prossimità potrà funzionare e in che modo: chi lavorerà all’interno delle varie case di comunità e se effettivamente queste saranno in grado di alleviare la pressione nei pronto soccorso (?)
Un malfunzionamento, un ridimensionamento al ribasso del NOC, inevitabilmente si rifletterebbe su tutta la sanità territoriale, almeno che non ci si voglia accettare il suggerimento (come qualche rappresentante politico ha fatto) di spingere i cittadini a rivolgersi alle strutture private per curarsi!
Detto ciò riteniamo che lo spostamento della Medicina nucleare al NOC va considerato non solo positivo ma necessario. E’ un bene per il cittadino avere tutte le specialistiche mediche e diagnostiche raggruppate in una struttura ospedaliera d’eccellenza.
Tra le nuove dotazioni del reparto di Medicina nucleare, al NOC figurano da oggi, 2 gamma camere ibride (SPECT/CT GE 850), una radio farmacia con celle schermate di ultima generazione e un sistema informatizzato per la gestione dei rifiuti radioattivi che rafforzano gli standard di sicurezza per operatori e per i pazienti. Altrettanto sono stati già predisposti gli ambienti per ospitare e attivare il primo sistema PET (Tomografia a Emissione di Positroni, per ottenere immagini dettagliate e funzionali degli organi e dei tessuti interni) del territorio, a servizio della rete oncologica.
Certo è come non sia possibile che ognuno dei 21 comuni del territorio della nostra Asl di appartenenza possa avere sul proprio territorio comunale un policlinico.
Un altro impegno suggeribile a coloro che vorrebbero occuparsi eventualmente di politica sanitaria sul territorio, potrebbe essere quello di verificare ed organizzare bene i vari collegamenti e la viabilità tra i comuni di appartenenza alla ASL RM6 e l’Ospedale dei Castelli.
Come Comitato ci siamo già occupati della viabilità intorno alla struttura ospedaliera, come quella che riguarda la realizzazione della “bretella di Via Ginestreto” e che dovrebbe vedere impegnati i due comuni di Ariccia ed Albano, ed altrettanto quella che riguarda la Via di Monte Giove che vede impegnato, oltre al comune di Ariccia pure il comune di Genzano.
Non abbiamo al momento ancora risultati a riguardo, perché alla politica locale (a prescindere dal colore politico appartenenza), perseguire veramente l’interesse collettivo e mandare avanti i progetti di fatto al servizio della collettività (e che peraltro hanno già le coperture finanziarie regionali disponibili), spesso toglie il consenso elettorale. Allora, per ripiego o disonestà intellettuale o interessi di bottega e speriamo sempre che non ci sia di peggio, si sceglie l’inerzia e l’attendismo!
Se si vuole fare politica territoriale seria, si potrebbe provare a sollecitare le gare d’appalto ( pure queste con i fondi milionari già disponibili) per la costruzione dell’eliporto notturno e messa in posa degli alberi e arbusti nell’area esterna al NOC.
E le amministrazioni locali avrebbero potuto pensare in tempo (perché oggi è molto probabilmente è troppo tardi), a come progettare per accedere ai progetti dei fondi PNRR per la costruzione delle coperture per i parcheggi del NOC comprensivi di pannelli solari.
Ovviamente, questo non significa che non si debba investire in maniera intelligente e funzionale anche sulle altre strutture sanitarie del territorio dell’ASLRM6. Ci riferiamo, in modo particolare, alle realtà che purtroppo al momento sono in gravi difficoltà per affrontare le necessità mediche e sanitarie, come nei due comuni di Anzio e Nettuno.
Di problemi reali ce ne sono ancora tantissimi da risolvere, per chi volesse impegnarsi seriamente e non c’è nessun bisogno di rilevarne di inesistenti. Soprattutto, oggi come oggi è deleterio e miope inalberarsi solo quando viene toccato il prorpio metro quadro di appartenenza, sia essa di vita quotidiana che professionale. I territori sono tutti interconnessi, per cui va da sé che i ragionamenti devono essere larghi spaziosi intelligenti e finalizzati al bene di un’intera comunità che sono 21 comuni tra i castelli e il mare.




