14 Dicembre 2025

Arrestato lo stalker di Aprilia, dopo 30 denunce in due anni

Lo stalker che aveva reso un inferno la vita della ex compagna con la quale aveva 4 figlie finalmente in carcere. L’ex compagna ha ripreso la scena col cellulare e poi si è sentita male, finendo all’ospedale

di Redazione


Aprilia (Lt) – Uno stalker di Aprilia è stato arrestato dopo essere entrato in casa della sua ex moglie. L’uomo aveva ricevuto già trenta denunce in due anni di aggressioni. Ma era libero. E nei confronti della vittima non era stato attivato alcun codice di sicurezza.

D.C. è stato fermato in arresto differito dopo che aveva gettato tutto all’aria in casa, distruggendo poltrone e arredi. L’ex compagna ha ripreso la scena e poi si è sentita male, finendo all’ospedale e cavandosela poi con pochi giorni di prognosi per un attacco di panico. Ma lo stalker l’ha seguita e insultata anche nel nosocomio.

La vittima dello stalker che nessuno ferma: «Mi ha minacciata di morte, l'ho denunciato 30 volte. Nessuno fa nulla»

Dopo l’arresto la madre dell’uomo ha minacciato il padre della ragazza: «Ha giurato che passeranno alle vie di fatto, che hanno conoscenze in grado di spaventarci e che non la passeremo liscia», racconta lei al Corriere della Sera. Prima, sempre l’ex si era presentato all’udienza per il mantenimento sostenendo che la ex sia «un’infame borderline». E ha minacciato di non pagare nulla nonostante un tenore di vita che include un Porsche Cayenne sulla quale ha viaggiato finché non gli è stata ritirata la patente. La pm Luisa D’Innella non ha mai emesso divieti di avvicinamento o altri provvedimenti in due anni.

Non un divieto di avvicinamento, non un arresto per la serialità con la quale si dedica a perseguitare la sua vittima, non un provvedimento qualunque (a dispetto dei precedenti penali).

Finalmente dopo due anni, D. C., con precedenti penali accusato di aver perseguitato la ex, è stato arrestato per stalking aggravato su richiesta del pm di turno di Velletri dr. Ambrogio Cassiani.

Di seguito, il racconto della lunga vicenda giudiziaria che ha preceduto l’arresto, fatta di numerose segnalazioni e denunce cui – per 24 mesi – non è seguita però alcuna misura da parte delle autorità.

È la persecuzione più documentata d’Italia: trenta denunce all’autorità giudiziaria, video, foto, audio. Ma è anche la meno repressa. Nessuno ferma D.C., quarantenne di Aprilia che due anni fa si è trasformato in stalker di Marina (nome di fantasia) sua ex compagna e madre di quattro figli. 

L’ultima aggressione martedì: è entrato in casa e ha rotto i mobili

«Martedì mattina — racconta la donna — dopo l’ennesima incursione da parte sua sono dovuta andare al pronto soccorso...». Cosa le hanno detto? «I medici mi hanno diagnosticato disturbi dovuti all’ansia: palpitazioni, vomito, tremoreQuattro giorni di prognosi… è solo uno dei molti episodi che ho subito». Immagini riprese da un cellulare raccontano una violenza sfrontata, al limite dell’esibizione da parte del suo ex. 

C., scavalcato il cancello, ha rovesciato mobili e spaccato oggetti di arredo con una furia improvvisa, addirittura sotto lo sguardo di una pattuglia dei carabinieri: «Gridava: “Infame, ti ammazzo!” e le forze dell’ordine sembravano impotenti di fronte a questa sceneggiata. L’ennesima per me e i miei figli».

Come è entrato? «Da una finestra rotta al primo piano. Poi ha iniziato a sfasciare ogni cosa e a minacciarmi». Aggressioni alle quali Marina non ha ancora fatto il callo. «Erano le 9,30 di mattina e aveva bevuto. Accade spesso. Ho tentato di fronteggiare la situazione. Ma tutto questo ha un costo in termini psicologici».

«Si sente intoccabile perché nessuno lo ferma»

C. è stato rinviato a giudizio il 23 maggio scorso per molestie aggravate. In astratto dovrebbe tenere a freno la sua rabbia, se non altro per il timore di una condanna. Invece? «Si sente intoccabile — dice la sua ex — come se tutto fosse lecito. La prepotenza, le offese, le minacce, le umiliazioni. «È come vivere nella paura un giorno dopo l’altro». Marina lo ha denunciato e denunciato, documentando le molte sopraffazioni subite. Poi, di fronte all’inerzia istituzionale si è quasi arresa. Piccoli stratagemmi le salvano di quando in quando la vita: «L’altro giorno lui (non lo chiama mai per nome, ndr) mi ha chiamato per dirmi che gli avevano ritirato la patente: voleva che lo andassi a prendere. Ho risposto di no, ovviamente».

Mai scattate le procedure del codice rosso: «Sono sfiduciata»

La sua storia è nelle carte depositate alla Procura di Velletri dove però non sono mai scattate le procedure previste dal cosiddetto codice rosso, quelle misure che servono a tutelare le donne dai loro stalker. Marina, lei ha la sensazione di non essere presa sul serio? Sospira ma preferisce non rispondere. Se dipendi dalle forze dell’ordine forse è meglio non vibrare l’affondo istituzionale. «Sono sfiduciata, lo ammetto» dice solo. Ci sono giorni in cui teme il peggio anche se preferisce non parlarne.
 
Dopo molte istanze ai magistrati il suo avvocato, la penalista Sonia Battagliese, contrattacca: «Le istituzioni, nessuna esclusa, non fanno altro che consigliare alle donne di denunciare i loro aguzzini. Credo però che non abbiano la minima idea di quello che passa una persona comune quando decide di rivolgersi alle autorità per denunciare e di cosa voglia dire avere il vuoto assoluto attorno. Non voglio pensare che in Italia la legge funzioni solo se si è potenti ma temo che ai comuni mortali resti solo la speranza di non essere uccisi dal proprio carnefice».

L’avvocato Battagliese infine conclude: “Sollevata ma spaventata: che accadrà quando uscirà dal carcere?” e studia contromisure: «Abbiamo intenzione di presentare un’istanza al procuratore capo di Velletri affinché sollevi il pm (Luisa D’Innella, ndr) dall’incarico. La mia cliente merita attenzione e giustizia». Le preoccupazioni per il domani non sono così remote. Ma almeno oggi Marina non dovrà chiedere aiuto.

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