Lo sguardo intimo di una donna, il suo occhio osservatore, curioso, da bambina; la strage dell’Olocausto
di Gabriele Romagnoli

Velletri – Il 28 gennaio è andato in scena, presso i Magazzini Teatrali, “Con la maggior grazia”, opera scritta da Paola Surace con la regia di Cristina Aubry.
Il testo, splendidamente interpretato dalla Surace, attrice d’esperienza e dalla disarmante carica espressiva, si piega al racconto vero della vita di Etty Hillesum, donna ebrea nata a Middelburg, in Olanda nel 1914 che, durante tutta la persecuzione nazista, sotto consiglio del Signor S.,suo psicologo, decide di riportare la sua personalissima esperienza su d’un diario.
Il suo un viaggio conoscitivo, prima su sé stessa e poi sul fenomeno del nazismo: quest’ultimo “da comprendere, da codificare per superarlo e vincerlo”.
La delicatezza di una donna, forte ma ingenua per scelta, che parla prima col suo orsacchiotto, poi con la valigia, allo stesso tempo simbolo di viaggio e di prigione di un’infanzia ormai ingombrante.
Etty, eroina moderna, stoica, che mai, se non in un solo slancio di esasperazione, si lascia andare all’odio, perché satura, stufa e nauseata dalla violenza, capisce che l’unica strada per la salvezza è la conoscenza.

Ad echeggiare all’intero del teatro, le dure e rotte urla dei nazisti, le sentenziose parole degli speaker radiofonici annuncianti la completa esclusione, legge per legge, degli ebrei dalla vita sociale.
Un’atmosfera, nonostante i pochi oggetti di scena ed il tragico evento evocato, mai vaga, mai greve e soffocante, bensì fortemente immersiva, in uno spazio tempo che se pur ormai lontano, sempre attuale e vivo.