17 Settembre 2024

‘La falsa donazione di Costantino’ del 1440 dell’umanista Lorenzo Valla, noto filologo

Un mito che ha attraversato secoli di storia e che ancora oggi divide gli studiosi


di Ugo Cascella

Nell’ anno 314 d.C. l’imperatore Costantino I, dopo la vittoria nella Battaglia di Ponte Milvio che gli permise di impadronirsi della metà occidentale dell’impero romano rendendo finalmente lecita la religione cristiana dopo anni di persecuzioni, si ammalò di lebbra.

Sembrava non poter guarire, finché non arrivò a corte papa Silvestro I. Quest’ultimo compì il miracolo, permettendo all’imperatore di guarire. È il Signore che, attraverso la mano del pontefice, salva la vita di Costantino, come “ricompensa” per aver difeso il cristianesimo. 

Costantino, in segno di gratitudine, donò al papa e ai successori l’impero romano, decidendo quindi che alla sua morte il possesso effettivo dell’impero venisse conferito ai vescovi di Roma.

Questo è quanto si pensava nel Medioevo e nei secoli successivi; una storia che tornava ad imporsi ogni qual volta si riaccendeva il conflitto tra potere spirituale e potere temporale, per dimostrare la supremazia della Chiesa sullo Stato.

Ma la Donazione di Costantino non ha nessun elemento di veridicità: i pontefici infatti ebbero la necessità di creare un documento che confermasse e rivendicasse la loro supremazia sugli imperatori; un documento venuto fuori circa mezzo millennio dopo la sua presunta redazione.

La non veridicità di tale documento fu svelata dallo scrittore e filologo, Lorenzo Valla, durante l’Umanesimo, quando la volontà di recuperare l’età classica latina e greca portò a uno studio attento e mirato e ad una ricerca filologica sui documenti del passato. Lorenzo Valla fu in grado di dimostrare tutti gli anacronismi contenuti nel testo della Donazione, che presentava vistose anomalie, come il riferimento a Costantinopoli, che sarebbe stata fondata una quindicina di anni dopo la presunta stesura del documento, l’uso di termini impropri per l’epoca, come “feudo”, o la stessa lingua in cui fu redatto, un latino barbarico molto più tardo dell’epoca costantiniana.

Nel passaggio in cui Costantino lascia al papa Silvestro l’impero, questo viene descritto in termini generici e indeterminati che, secondo l’umanista Valla, erano un’ulteriore prova dell’ignoranza del redattore, il quale non poteva quindi essere l’imperatore.

Ma la scoperta di Valla fu taciuta a lungo e la sua opera, il “De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio” fu pubblicata solo sessant’anni dopo la sua morte, nel 1517. Inoltre l’opera fu diffusa solamente tra i protestanti, mentre la Chiesa cattolica la inserì nell’Indice dei libri proibiti nel corso del Concilio di Trento e, da allora, non ha mai ammesso ufficialmente che la donazione fosse un falso.

(fonte: National Geographic)

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