14 Dicembre 2025

Primi Casi Autoctoni di West Nile nel Lazio: Colpiti due 70enni di Latina

  • Attivata Task Force Regionale per combattere il virus noto col nome di ‘Febbre del Nilo Occidentale’. Rocca: ‘casi autoctoni, dopo task force daremo linee guida’
  • I primi casi autoctoni di West Nile nel Lazio segnano un momento significativo per la sanità regionale, evidenziando la necessità di una vigilanza costante contro le malattie trasmesse da zanzare

di Luigi Alerti


Latina, 16 luglio 2025 – La Regione Lazio ha confermato i primi due casi autoctoni di virus West Nile, noti come “Febbre del Nilo Occidentale”, nella provincia di Latina.

I pazienti, due persone settantenni non collegate tra loro, sono attualmente ricoverati presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, in condizioni stabili e sotto costante monitoraggio medico.

La notizia, annunciata dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, segna l’ingresso del virus come endemico nel territorio laziale, dopo anni di presenza in altre regioni del Nord e Centro Italia. Una cabina di regia è stata convocata oggi, 16 luglio, alle ore 14:00, per coordinare le misure di prevenzione e sorveglianza.

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I due casi sono stati accertati dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, centro di riferimento per la diagnosi del virus West Nile in Italia. Secondo fonti sanitarie, i pazienti, entrambi residenti nella provincia di Latina, hanno contratto il virus localmente, rendendo questi i primi casi autoctoni registrati nel Lazio.

Non sono emersi collegamenti tra i due individui, suggerendo che i contagi siano avvenuti in modo indipendente, probabilmente attraverso la puntura di zanzare del genere Culex, principale vettore del virus.

I pazienti sono stati ricoverati al Santa Maria Goretti, dove stanno ricevendo cure adeguate. Le loro condizioni sono descritte come stabili, e nessuno dei due avrebbe sviluppato forme gravi della malattia, come la temuta West Nile neuroinvasiva, che colpisce meno dell’1% dei contagiati ma può avere conseguenze serie, soprattutto negli anziani o nei soggetti immunocompromessi.

Caratteristiche e Trasmissione

Il virus West Nile, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae e identificato per la prima volta nel 1937 in Uganda, è trasmesso principalmente attraverso la puntura di zanzare del genere Culex, che si infettano nutrendosi di uccelli selvatici, serbatoi naturali del virus. La trasmissione all’uomo avviene attraverso le punture di zanzare infette, mentre non è possibile il contagio diretto da persona a persona.

Altri rari mezzi di trasmissione includono trapianti di organi, trasfusioni di sangue o la trasmissione madre-feto durante la gravidanza. Il periodo di incubazione varia tra i 2 e i 14 giorni.

Circa l’80% delle persone infette rimane asintomatico, mentre il 20% può sviluppare sintomi simil-influenzali, come febbre, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari, nausea e, in alcuni casi, un’eruzione cutanea. Meno dell’1% dei casi evolve in una forma neuroinvasiva, che può causare encefalite, meningite o paralisi, con rischi maggiori per anziani e immunocompromessi.

La Risposta delle Autorità Sanitarie

Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha comunicato la notizia a margine di un evento presso l’ospedale Umberto I di Roma, sottolineando che, sebbene non vi sia motivo di allarme, è necessario mantenere alta la guardia. “Da qualche anno il virus è endemico nel Nord e Centro Italia, e questi sono i primi due casi endemici nel Lazio”, ha dichiarato Rocca.

Una task force regionale, attivata oggi 16 luglio alle 14:00, vede la partecipazione della ASL di Latina, dell’Istituto Spallanzani e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana, con l’obiettivo di coordinare le iniziative di prevenzione e fornire linee guida a medici di base e pronto soccorso per una rapida individuazione dei casi.

La Regione Lazio ha aderito al Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025, promosso dal Ministero della Salute tramite il Centro Nazionale Sangue (CNS). Questo piano include il monitoraggio delle zanzare, la sorveglianza epidemiologica e campagne di sensibilizzazione per ridurre l’esposizione alle punture.

Tra le misure consigliate alla popolazione: l’uso di repellenti, l’installazione di zanzariere, l’eliminazione di acqua stagnante (dove le zanzare depongono le uova) e l’evitare attività all’aperto nelle ore di maggiore attività delle zanzare, come l’alba e il tramonto.

Contesto Nazionale e Internazionale

Il virus West Nile è considerato endemico in diverse regioni italiane, con un aumento dei casi negli ultimi anni. Nel 2024, l’Italia ha registrato 131 casi umani confermati e 12 decessi, secondo dati del Ministero della Salute.

Nel 2025, oltre ai due casi laziali, sono stati segnalati casi in altre regioni, come un caso umano in Louisiana (USA) e quattro casi in Attica (Grecia), mentre diverse aree, come Fort Bend County (Texas) e Rockland County (New York), hanno rilevato il virus in campioni di zanzare. Questi dati confermano la necessità di una sorveglianza continua, specialmente durante la stagione estiva, quando l’attività delle zanzare è più intensa.

Nel Lazio, il monitoraggio delle zanzare è parte del programma “Estate Tranquilla 2025”, che include trappole per la cattura degli insetti e analisi per rilevare la presenza del virus. La conferma dei casi a Latina, un’area caratterizzata da zone umide favorevoli alla proliferazione delle zanzare, ha spinto le autorità a intensificare i controlli e a pianificare eventuali interventi di disinfestazione mirata.

Le autorità sanitarie laziali hanno ribadito che la situazione è sotto controllo, ma l’emergere di casi autoctoni rappresenta un campanello d’allarme per il territorio. “La cabina di regia garantirà un coordinamento efficace per prevenire ulteriori contagi”, ha assicurato Rocca, invitando i cittadini a seguire le indicazioni delle autorità sanitarie.

Gli esperti dell’Istituto Spallanzani hanno sottolineato l’importanza di una diagnosi precoce, soprattutto per i soggetti a rischio, e hanno confermato che i due pazienti stanno rispondendo bene alle cure.

Nel frattempo, la comunità scientifica continua a monitorare l’evoluzione del virus, che potrebbe essere favorita da fattori climatici come temperature elevate e piogge, condizioni ideali per la riproduzione delle zanzare. L’assenza di un vaccino specifico contro il West Nile rende la prevenzione l’arma principale, con un focus su misure ambientali e omportamentali.

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