Dopo 100 anni dalla sua conclusione torna a splendere il corteo del grandioso bassorilievo dell’Altare della Patria
di Franco Di Matteo
Roma (Rm) – Sono stati riportati all’originale splendore sia la superfici marmoree, che altri materiali come mosaico e argento che compongono la monumentale opera al centro della ciclopica costruzione, edificata per esaltare Vittorio Emanuele ‘Padre della patria’ per cui fu chiamato Vittoriano e inaugurato nel 1911, e che finita la prima guerra mondiale si configurò come Altare della Patria inneggiando successivamente al concetto di Milite Ignoto. Se in ogni paese italico, nelle targhe e nei monumenti ai caduti (ne furono edificati circa 12 000) vennero incisi su lastre marmoree e bronzee i nomi dei soldati morti in cimiteri più o meno prossimi ai luoghi di battaglia, alla fine del conflitto i nomi dei soldati rimasti ignoti furono un numero enorme, ed ecco che sepolta nel sacello realizzato da Armando Brasini alla base della statua equestre del ‘Padre della patria’, un’unica salma fu inumata a ricordare i caduti ignoti divenendo così il Milite ignoto.
Per realizzarlo, tra i molti progetti presentati a seguito di diversi concorsi, vinse quello dell’architetto Sacconi e il nucleo centrale del monumento, sempre tramite concorso, fu affidato allo scultore ventinovenne, Angelo Zanelli, bresciano, che dopo aver studiato a Firenze con lo scultore Rivalta, vinse un pensionato a Roma, e fu presente ad Anticoli Corrado, insieme alla moglie Elisabetta. Angelo Zanelli ebbe fama internazionale e fu riconosciuto nel suo valore in pieno, divenendo Accademico d’Italia e poi principe dell’ Accademia di San Luca.
Per mettere insieme un’opera tanto immane fu allestita una grande officina fuori porta Maggiore, e con un armamentario di macchinari, carrelli, gru, e uno stuolo di aiuti, venne realizzato un saggio del bassorilievo a grandezza naturale in argilla e vennero modellate decine di figure in gesso; un lavoro che verrà concluso solo nel 1925.
Nella scenografica impresa, il borgo di Anticoli Corrado ebbe un ruolo: famoso per essere il luogo da dove provenivano la maggior parte delle modelle e dei modelli che lavoravano a Roma, per il bassorilievo di Zanelli ne necessitarono decine. Nonostante la presenza nelle reiterate commissioni dei nomi più altisonanti dell’epoca tutti coesi nel progettare il monumentale apparato messo in opera per magnificare il compimento dell’Italia unita, tra i quali lo scultore Ettore Ferrari e il pittore Aristide Sartorio, Zanelli ebbe maggior consuetudine con un’ altro mostro sacro, l’artista fiorentino Bargellini, presente al Vittoriano con le lunette in mosaico nei propilei, che venne scelto dall’architetto Brasini per istoriare sempre con mosaici la cripta del Milite Ignoto.
La loro amicizia fu sancita dai loro reciproci ritratti; in particolare Zanelli fece un ritratto marmoreo di Bargellini, che ricambiò ritraendolo tra i personaggi dell’affresco del salone d’onore del ‘palazzo nuovo’ della Banca d’Italia davanti al Parlamento, altro pregevole contenitore dell’epoca progettato da Marcello Piacentini, purtroppo chiuso da molto tempo. Nella realizzazione del bassorilievo Zanelli ebbe come collaboratori scultori ‘anticolani‘ come Attilio Selva, Nonnini, ed Ercole Drei, più o meno suoi coetanei, ma a sostenere quei giovani vi fu anche il celebre Giulio Monteverde.
Successivamente il Vittoriano divenne scenario delle cerimonie del ventennio, tra le quali “L’oro alla patria“, e come santuario laico fu il pendant di piazza San Pietro. Dopo questo restailing il bassorilievo del corteo, con tutti i simbolismi di rito, si presenta di gran lunga più leggibile, e nella mostra in corso sono visibili i gessi preparatori per i quali anticolane e anticolani posarono per rappresentare le energie della giovane Italia, con bozzetti e varianti anche dell’immane dea Roma che solleva una piccola vittoria in argento. Il monumentale corteo può essere considerato il corrispettivo di quello dipinto da Aristide Sartorio nell’emiciclo del Parlamento, che si ispirò ai fregi del Partenone, con personaggi che ‘incedono’ in modo statico, solenne, e l’auspicio è che la direttrice del VIVE – Vittoriano, palazzo Venezia – Edith Gabrielli, metta in campo iniziative per studenti e turisti, per far conoscere la storia di questo eccezionale monumento, dove l’orgoglio di essere italiani si è concretizzato nel candido marmo Botticino.
Mostra ‘immersiva’ ad ingresso gratuito all’ala Zanardelli, fino al 25 febbraio.