L’Associazione Genitori Artena, Cittadini e Comitato residenti Colleferro hanno impugnato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata dalla Regione e la successiva determina di ottemperanza
di Redazione
Artena (Rm) – Il 9 ottobre si è tenuta l’udienza dinanzi al Tar del Lazio di Roma relativa all’impianto biometano della Green Park srl. L’Associazione Genitori Artena, Cittadini e Comitato residenti Colleferro hanno impugnato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata dalla Regione e la successiva determina di ottemperanza per chiederne l’annullamento, oltre che la sospensione di esecutività per chiederne l’annullamento, oltre che la sospensione di esecutività.
La Green Park srl è stata autorizzata dalla Regione a mettere in esercizio un impianto per la produzione di
biometano da matrici organiche, sottoponendo la sua efficacia all’esito positivo della verifica di ottemperanza.

Il Presidente del Collegio ha riconosciuto che la questione va dibattuta celermente e, in data odierna (16 ottobre), i ricorrenti hanno presentato una istanza di prelievo per velocizzare la data e per la rapida fissazione della discussione nel merito.
Il territorio è in sofferenza da anni e segue con estrema preoccupazione l’evolversi della situazione, mentre le Amministrazioni locali, che ne hanno la responsabilità politico-amministrativa, Comuni e Sindaci, sembrano sottovalutare sia gli impatti sanitari evidenziati dagli studi epidemiologici, sia la crescente pressione socioambientale derivante dai nuovi e vecchi impianti industriali nel Comune di Artena.

In particolare, il progetto e le attività di Green Park e di Fassa Bortolo sono al centro di una battaglia legale popolare portata avanti dai comitati locali, oltre che dai cittadini, con azioni legali condotte davanti la Magistratura amministrativa. Essi ritengono che i progetti delle due società siano insostenibili per un territorio che ha una forte vocazione agricola, una ricchezza naturalistica da preservare e un patrimonio pubblico e privato da tutelare. L’intera area rischia di subire un ulteriore grave danno economico con la svalutazione di proprietà immobiliari e agricole, che diventeranno difficili da collocare sul mercato al loro reale valore.
Il loro deprezzamento è causato dal luogo e dal tipo di impianto che si intende realizzare nella frazione Colubro, al confine con Lariano, per trattare 57.500 tonnellate all’anno di Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) da avviare a digestione anaerobica con l’aggiunta di 9.000 tonnellate di rifiuti speciali
urbani per la maturazione aerobica.
Nello stesso territorio Fassa Bortolo ad agosto ha iniziato i lavori di ampliamento dello stabilimento ed ha
presentato il progetto per un nuovo impianto con un sistema di lavorazione da freddo a caldo e l’utilizzo di due forni Maerz a ciclo continuo per bruciare oltre 80 tonnellate al giorno di segatura ed altri scarti di legno.

Si tratterebbe di 30 mila tonnellate l’anno, utilizzando 720 tonnellate al giorno di pietra calcarea da calcinare per un totale di 263 mila tonnellate l’anno, con una produzione di 400 tonnellate al giorno di calce pari a 146 mila tonnellate l’anno. Queste attività, insieme all’eccezionale numero di Tir che attraverseranno Artena e i Comuni limitrofi, contribuiranno ad aggravare il bilancio delle polveri sottili già molto alte e a deturpare anche il territorio di Giulianello, una zona di pregio naturalistico a vocazione agricola con coltivazioni ed allevamenti.
Ci si domanda chi valuterà l’impatto cumulativo dei due impianti sulla salubrità dell’aria e chi si assumerà la responsabilità di avere parcellizzato un procedimento su un progetto come quello della Green Park, che, partito nel 2015, è stato autorizzato 9 anni dopo, in un contesto ambientale radicalmente cambiato in peggio, anche in virtù delle successive autorizzazioni sempre rilasciate dalla Regione Lazio.
I comitati locali di Colleferro, Rocca Massima, Lariano e Giulianello, dopo la vittoria della società ed in
assenza di interventi da parte dei Comuni, hanno avviato un’azione di revocazione della sentenza del Consiglio di Stato.
L’emergenza ambientale interessa circa 20 Amministrazioni comunali, che non mostrano il minimo interesse
per le ricadute negative sulla salute della comunità, e migliaia di cittadini, per lo più inconsapevoli delle gravi conseguenze che tali produzioni industriali avranno sulla qualità dell’aria, sulle falde acquifere, sulle
coltivazioni e sull’economia locale.
L’impegno degli Amministratori locali nel fare rispettare le normative sanitarie ed ambientali è quasi
inesistente, così come il loro dovere di informare l’opinione pubblica riguardo alla trasformazione in atto del territorio, che rappresenta una vera e propria emergenza ambientale. Ma è un’emergenza solo per i cittadini?
Di tutto questo si discuterà giovedì prossimo 17 ottobre dalle ore 16,30, a Velletri, presso la Sala Tersicore, in un incontro aperto alla cittadinanza.




