Rutte
- In un’intervista concessa al Tg1 (Rai), il segretario generale della NATO Mark Rutte ha lanciato un avvertimento inquietante
- Rutte cita la capitale italiana tra i possibili bersagli delle armi di Putin che ora può contare su un temibile nuovo alleato: i missili Iskander-M e Kinzhal che riescono a eludere persino i sistemi Patriot.
di Milo De Filippis
Roma 3 ottobre 2025 – “Siamo tutti in pericolo, i più avanzati missili russi potrebbero colpire Roma, Amsterdam o Londra a cinque volte la velocità del suono. Significa che siamo tutti nel fianco Orientale”.
Secondo Rutte, gli armamenti russi — se impiegati — potrebbero risultare praticamente impossibili da intercettare con i sistemi attuali: «Non possono essere intercettati con i nostri sistemi anti-missile tradizionali. Perciò sono un gravissimo pericolo».
Rutte ha enfatizzato che questa non è più solo una questione confinata ai paesi dell’Est: «Significa che siamo tutti sul fronte orientale, non solo l’Estonia, la Polonia o la Romania, ma anche l’Italia».
Ha proseguito affermando che Vladimir Putin è già il «nostro principale avversario, la principale minaccia nel lungo periodo». Tuttavia, ha aggiunto, l’evoluzione delle sue capacità militari — se confermata — potrebbe trasformare quella minaccia in qualcosa di molto più concreto e credibile.
Rutte ha anche dichiarato che, in occasione delle recenti violazioni dello spazio aereo europeo da parte di velivoli russi, «le forze della NATO avrebbero potuto fare molto, molto di più per abbattere i jet». Infine, ha rimarcato: «Il ruolo dell’Italia è cruciale» nel contesto del sostegno all’Ucraina e della postura difensiva dell’alleanza.

La minaccia missilistica: realtà tecnica o messaggio strategico?
L’idea che missili russi possano colpire capitali occidentali lontane — come Roma o Londra — a velocità ipersoniche non è nuova, ma rimane estremamente controversa. Armi come gli IP-speed (missili ipersonici) sono in fase di sviluppo e sperimentazione da parte di varie potenze, e rappresentano una sfida per i sistemi difensivi convenzionali.
Molti analisti interpretano l’affermazione di Rutte non come un’imminente minaccia certa, bensì come un messaggio strategico indirizzato agli alleati: la NATO deve accelerare il rafforzamento della difesa aerea missilistica, aumentare gli investimenti militari e puntellare la deterrenza collettiva.
Violazioni dello spazio aereo e provocazioni
Negli ultimi mesi ci sono state diverse segnalazioni di incursioni aeree e droni russi in paesi NATO, specialmente in Polonia e nei Paesi Baltici.
Ad esempio, la Polonia ha denunciato un’incursione di droni russi che hanno attraversato il suo spazio — un episodio interpretato da molti come un tentativo deliberato di testare la reattività dell’Alleanza. In risposta, NATO ha attivato l’Operation Eastern Sentry (Difesa Orientale), un dispiegamento congiunto volto a rafforzare la presenza aerea, navale e a terra lungo il fianco orientale dell’Alleanza.
Queste provocazioni servono anche come segnale politico: mostrano che la Russia può spingersi oltre le linee di conflitto in Ucraina e mettere in discussione la sicurezza dell’Europa nel suo complesso.

Le dichiarazioni dell’Italia e il peso politico-difensivo
Non è la prima volta che l’Italia esprime preoccupazione sulla minaccia russa. Già in precedenza, il Ministro della Difesa Guido Crosetto aveva avvertito che nel giro di qualche anno la Russia potrebbe costituire una vera minaccia ai territori della NATO.
Con l’avvertimento di Rutte, Roma viene direttamente implicata nel teatro potenziale della difesa europea. Essere citata tra le possibili città bersaglio ha implicazioni politiche, strategiche e di comunicazione interna:
- Politica interna: l’opinione pubblica italiana dovrà confrontarsi con la percezione di un’Italia “in prima linea” nella difesa contro la Russia.
- Cooperazione NATO: l’Italia (già membro della NATO) viene posta in un ruolo più visibile nello scacchiere del fianco sud-occidentale dell’alleanza.
- Impegni di difesa: cresce la pressione su Roma — come su altri Paesi europei — per aumentare la spesa militare, modernizzare i sistemi di difesa anti-missile e coordinarsi strettamente con gli alleati per la sorveglianza e il comando congiunto.
Cosa significa “essere tutti sul fronte orientale”?
L’espressione usata da Rutte — «siamo tutti sul fronte orientale» — richiama l’idea che la linea di difesa dell’Europa non può più limitarsi ai confini dell’Est (Paesi baltici, Polonia, Romania), ma si estende idealmente fino a coinvolgere l’intero spazio NATO, compreso il Mediterraneo e l’Italia.
In altre parole, il confronto con la Russia non è solo una questione “locale” o confinata all’Ucraina: tocca l’intera struttura difensiva europea. Un attacco o una escalation in un punto può avere ricadute su tutta la catena alleata.
Possibili scenari futuri e implicazioni
Possibile deterrenza rafforzata
Se la NATO riuscirà a presentarsi con una deterrenza credibile — cioè capacità e volontà di reagire rapidamente in caso di attacco — l’escalation potrebbe essere scoraggiata.
Aumento degli investimenti militari
Per rispondere alla sfida che Rutte ha evidenziato, la NATO e i singoli Stati dovranno accelerare investimenti nei sistemi di difesa missilistica, nei radar di sorveglianza avanzata, nei sistemi anti-ipersonici e nei sistemi di comando e controllo integrati.
Maggiore interoperabilità e cooperazione europea
Il rafforzamento della cooperazione militare europea — con esercitazioni congiunte, divisioni multinazionali, scambio di dati e sistemi — sarà essenziale per rispondere a minacce ad alta tecnologia.
Dinamiche diplomatiche con la Russia
Mosca potrebbe rispondere alle affermazioni di Rutte con denunce diplomatiche, rivendicazioni propagandistiche o escalation militare (giochi di guerra, dimostrazioni di forza). In effetti, Putin ha già definito come “nonsense” alcune previsioni di attacchi contro la NATO.
Sensibilizzazione interna nei Paesi membri
Per ottenere i sacrifici necessari in termini di spesa e priorità strategiche, i governi europei dovranno convincere le opinioni pubbliche della necessità di rafforzare le difese collettive.




