- Troppo presto per dire come il Pontefice utilizzerà la sua piattaforma per affrontare le questioni dell’Intelligenza artificiale
- Il Suo impegno dimostra che è un leader della Chiesa che comprende la gravità di questa preoccupazione moderna
di Bruno Trinca
Roma (Rm) – A meno di una settimana dal suo insediamento, Papa Leone XIV ha pubblicamente espresso le sue preoccupazioni per il rapido progresso della tecnologia. Nel suo discorso inaugurale al Collegio Cardinalizio, ha affermato che la Chiesa avrebbe affrontato i rischi che l’intelligenza artificiale pone alla “dignità umana, alla giustizia e al lavoro“.

Nel suo primo discorso ai giornalisti, ha citato “l’immenso potenziale” dell’AI, avvertendo che richiede responsabilità “per garantire che possa essere utilizzata per il bene di tutti“.
Sebbene sia ancora troppo presto per dire in che modo Papa Leone utilizzerà la sua piattaforma per affrontare queste preoccupazioni o se potrà avere un impatto significativo, la sua attenzione all’intelligenza artificiale dimostra che è un leader della Chiesa che comprende la gravità di questa questione moderna.
Paolo Benanti, frate francescano, professore e massimo consulente del Vaticano per l’etica dell’intelligenza artificiale, si è detto sorpreso dalle priorità “audaci” di Leone XIV. Padre Benanti ricorda che solo 15 anni fa, quando disse ai suoi relatori di dottorato che voleva studiare cyborg e potenziamento umano alla Gregoriana, l’università pontificia dove ora insegna, i suoi relatori lo consideravano pazzo.

“E ora è il primo argomento di un papa“, ha detto in un’intervista rilasciata questa settimana al suo monastero.
Come cardinale e capo dell’ufficio vaticano che seleziona e gestisce i vescovi in tutto il mondo, Papa Leone stava già pensando all’intelligenza artificiale. Padre Benanti ha affermato che lo scorso settembre il futuro papa, laureato in matematica, lo aveva invitato a parlare con i responsabili di altri dicasteri vaticani su come affrontare la vita digitale in generale, inclusa l‘intelligenza artificiale.
L’argomento ha preoccupato anche il suo predecessore, Papa Francesco. Sotto la sua guida, la Chiesa cattolica romana ha chiesto una maggiore supervisione dell’intelligenza artificiale e, nel 2024, Francesco ha affermato che la tecnologia deve essere sfruttata per risolvere i problemi sociali, non “per il desiderio di profitto e la sete di potere “.

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Quel tipo di esortazione risale a molto prima e fu fonte di ispirazione per Leone XIV. Scelse il suo nome principalmente perché Papa Leone XIII, che occupò il soglio pontificio alla fine del XIX secolo, affrontò la rivoluzione industriale, scrivendo nel 1891 che i governi devono “salvare gli sfortunati lavoratori dalla crudeltà degli uomini avidi, che usano gli esseri umani come meri strumenti per fare soldi”, pur ammirando le “scoperte della scienza“.
Ora, l’impegno di Papa Leone arriva in un momento di simile sconvolgimento tecnologico, e di promesse promettenti. Le aziende stanno spendendo decine di miliardi di dollari e lavorando a un ritmo di sviluppo vertiginoso, mentre c’è scarso accordo globale sulla regolamentazione. I leader di paesi come gli Stati Uniti considerano il progresso dell’AI un imperativo geopolitico e temono che eventuali restrizioni significative possano dare a rivali come la Cina la possibilità di prevalere.




