Le dure parole di Carla Centoni, presidente dell’associazione Ponte Donna che dal 2008 si occupa di sostenere le donne che subiscono violenza attraverso un efficace ponte tra le realtà provinciali e Roma
Velletri (Rm) – In un accorata lettera al Tribunale Veliterno, dove si richiede l’uso dei braccialetti elettronici a chi commette violenza, la Centoni, ha con grande lucidità espresso le ataviche ma ancor oggi valide motivazioni che stanno alla base della violenza sulle donne e di quella attuata nei confronti della terra e sulla natura.
Motivazioni che rendono oggi più che mai necessari provvedimenti serissimi e duri contro coloro che commettono violenza come, appunto, l’uso del braccialetto elettronico per la protezione delle donne che si recano ai centri anti violenza.
In un fortunato parallelismo la Centoni ha voluto attribuire alla violenza sulle donne e alla violenza sul pianeta terra (inteso come sfruttamento) la stessa matrice: “la predazione”. “Abbiamo messo al primo posto il profitto, l’egoismo sociale – scrive la Centoni – Questo interesse personale a danno dell’interesse dell’altro” e a causa della “dimostrazione continua di virilità e di machismo culturale, siamo venuti meno ai principi etici della responsabilità soggettiva”
Afferma poi come machismo e violenza siano strettamente legati: guardando infatti ai dati relativi alle carceri italiane notiamo che le detenute donne sono pari al 4% e che almeno il 70% delle adolescenti, secondo una stima di Save the Children, dichiara di aver subito moleste sessuali da maschi adulti.
“Machismo, virilità e depredazione del pianeta hanno un’unica matrice, la stessa che uccide le donne: o cambiamo cultura o sarà barbarie – continuando, così conclude – Volgiamo un piano strutturale, vogliamo che venga messo all’ordine del giorno dei parti il contrasto alla violenza. La buona volontà non la vogliamo, per fare un’azione efficace servono ed investimenti ad hoc sul tema”