Una pratica performativa transdisciplinare all’ex Carcere Pontificio di Velletri per esplorare la realtà e la vulnerabilità umana.
Ricerca artistica transdisciplinare curata fin dal 2020 nell’ambito dell’Accademia di Belle Arti di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio, della Città Metropolitana di Roma Capitale e del Comune di Velletri
a cura di Sergio Mario Illuminato
Velletri (Rm) – Nel suggestivo contesto dell’ex Carcere Pontificio di Velletri, un gruppo di artisti e professionisti delle arti visive, del cinema, della fotografia, della danza e della musica, insieme a insegnanti, tecnici e studenti dell’Accademia di Belle Arti e dei licei romani si è unito per creare “IO SONO VULNERABILE, dunque vivo. Arte è amare la realtà!“, un progetto transdisciplinare, a cura di Sergio Mario Illuminato, che abbraccia diversi linguaggi artistici approfondendo il tema della vulnerabilità umana. Il progetto è realizzato nell’ambito dell’Accademia di Belle Arti di Roma, con il patrocinio di Regione Lazio, di Città Metropolitana di Roma Capitale e del Comune di Velletri, produzione esecutiva di Movimento Vulnerarte APS, con la collaborazione di Compagnia Atacama e Festival Internazionale Danza Contemporanea Paesaggi del Corpo. |
“IO SONO VULNERABILE” ha trasformato un luogo dimenticato da oltre trent’anni in un vibrante spazio dedicato all’arte e al dialogo, aprendo nuove possibilità di riflessione per le generazioni future. Al centro del progetto c’è la vulnerabilità umana, un tema sempre più attuale in un mondo che spesso sembra muoversi a una velocità frenetica. In un’epoca in cui l’individualismo e la competizione dominano, spesso dimentichiamo che, al di là delle facciate che mostriamo al mondo, siamo tutti vulnerabili in modi unici e profondi. Esplorare questa vulnerabilità può essere un viaggio difficile ma profondamente illuminante. Ed è così che nasce “IO SONO VULNERABILE“, un’azione artistica che sfida la corrente dominante, esaltando le proprie risorse estetiche ed etiche e mettendo in evidenza un sistema sociale che banalizza il corpo e la sua fragilità, relegandoli a una mera finzione consumistica, nostalgica e funzionale a una cultura di mercato. Il progetto di ricerca si concentra sul corpo e sulla vulnerabilità ricollocandoli attivamente nella dinamica “rovinante” per ampliare l’orizzonte di attenzione dello spettatore. Ciò che rende questo progetto unico nel suo genere è la scelta di decontestualizzare l’arte dai luoghi consueti e “anonimi”, come le classiche sale bianche di una galleria. L’ex Carcere Pontificio di Velletri è stato appositamente selezionato per adottare una prospettiva diversa sull’arte, in cui l’attenzione è posta non solo sull’estetica, ma anche sull’etica e sulle implicazioni politiche. Questo spazio mette in discussione il fruitore, suscitando un impatto emotivo. L’allestimento della mostra, infatti, non è concepito come protagonista separato, ma come parte integrante di tutta l’operazione. Le pareti di pietra logorate e le sbarre che testimoniano il passato carcerario diventano una parte essenziale della narrazione artistica, evidenziando un confronto tra il presente e il passato, tra il tempo e la trasformazione dei materiali. Gli spazi dell’ex carcere testimoniano un passato di confinamento e isolamento. Oggi questi stessi luoghi servono come tela per esplorare il tema universale e intimo della vulnerabilità umana. Ogni angolo di questo spazio crudo e suggestivo è permeato di una tensione palpabile in cui la fragilità è riconosciuta come parte integrante dell’esperienza umana. “Questo spazio rappresenta un potenziale campo esperienziale, un luogo meditativo nella sua essenziale nudità, in cui il fruitore è invitato a riflettere partendo dalle vibrazioni degli elementi preesistenti, dall’essenza stessa di questo spazio unico e irripetibile, creando così un nuovo e profondo legame empatico con il mondo” così afferma Sergio Mario Illuminato. |
L’allestimento diventa quindi parte attiva della narrazione, evidenziando la connessione tra la vulnerabilità umana e la fragilità dei materiali esposti. In questo contesto tra le opere presenti, gli “Organismi Artistici Comunicanti (OAC)” di Sergio Mario Illuminato assumono un ruolo significativo. Queste opere installative sono rimaste esposte per mesi nell’ex Carcere, subendo gli effetti del tempo, dell’umidità e del degrado ambientale. Composte da pigmenti organici, le opere si consumano nel tempo fino a scomparire definitivamente, trasmettendo l’effimerità della materia e della vita stessa.“iosonovulnerabile è la giusta occasione per riflettere, al di fuori degli spazi convenzionali e delle consuetudini, sull’essenza della natura umana, la sua vulnerabilità, il valore della condivisione e il ruolo delle comunità. L’originale narrazione visiva e l’espressione artistica curata da Sergio Mario Illuminato offre uno sguardo speciale ed emozionante sul potere trasformativo dell’arte in contesti storici, culturali e sociali unici. La Città Metropolitana di Roma Capitale ha riconosciuto il valore di questo progetto e gli ha concesso il proprio patrocinio” così afferma Pierluigi Sanna Vicesindaco Città Metropolitana di Roma Capitale. “Assistiamo a questa rinascita dell’ex Carcere Pontificio di Velletri grazie all’arte. Sono la cultura e l’arte stessa che ci fanno comprendere, che ci aprono gli occhi su quello che è stato e su ciò che può diventare. Grazie a Sergio Mario Illuminato, la storia di questo edificio prende vita“, queste le parole di Chiara Ercoli, Vicesindaco e Assessora alla Cultura del Comune di Velletri. Il progetto trae ispirazione dal libro di Sergio Mario Illuminato, “Corpus et Vulnus: omaggio ai maestri Tàpies, Kiefer, Parmiggiani” (Edizione IP, 2023), che ha fornito la base concettuale per la residenza artistica di sei mesi all’interno dell’ex Carcere Pontificio di Velletri. Gli artisti coinvolti hanno lavorato intensamente per trasformare il luogo in uno “spazio intellettuale“, esplorando la fragilità attraverso numerose opere espressive come il cortometraggio “Vulnerare“ e la pratica performativa “iosonovulnerabile”. “IO SONO VULNERABILE” proseguirà fino al 30 gennaio 2024, rappresentando l’ultima documentazione utile prima della ristrutturazione architettonica e del cambiamento di destinazione della struttura, prevista nei mesi successivi. |
Illuminato spiega che la sua ricerca mira a creare un ambiente esperienziale potenziale, un luogo meditativo caratterizzato da una nudità cristallina. Questo ambiente permette di recuperare una dimensione rituale aperta all’altro, in cui artisti e partecipanti possono immergersi per ascoltare le vibrazioni degli elementi preesistenti, che dialogano con le opere circostanti. “Gli spazi espositivi diventano così luoghi in cui si sviluppa un processo di relazioni senza uguali che può rivelare un lessico condiviso” così racconta Sergio Mario Illuminato. “L’exCarcere, dunque, assume il significato di libertà, di opposizione alle convenzioni, alla superficialità e all’intrattenimento che degradano e sottomettono l’arte – prosegue Illuminato – Questi luoghi sono capaci di ospitare ‘organismi artistici comunicanti’ che si collocano al confine tra l’estetico e il vissuto, avvolti nel silenzio e nella patina del degrado, diventando custodi del valore astratto del vuoto tra le cose. In tale silenzio e vuoto, è possibile ascoltare il rumore di fondo, scoprire, vedere e sentire lo spazio che si apre tra i nodi e le connessioni della nostra rete mentale abituale“. Ad animare con le loro opere e la loro personale visione di arte l’exCarcere Pontificio di Velletri sono gli artisti: Sergio Mario Illuminato (pittura-scultura), Rosa Maria Zito (fotografia, scenografia), Federico Marchi con Roberto Biagiotti e Alessandro Pagoni (cinema), Patrizia Cavola e Ivan Truol con Camilla Perugini e Nicholas Baffoni (danza), Andrea Moscianese (musica), Davide Palmiotto (arte dei suoni). Gli artisti, ricostruendo una tensione narrativa in un contesto come l’exCarcere Pontificio di Velletri, hanno dato vita ad un percorso tra ambienti intimi e conturbanti: celle, scritte dei detenuti, faldoni del tribunale penale e installazioni originali di dispositivi di pittura-scultura, musica e cinema, creando un originale e coinvolgente dialogo tra la storia e l’arte, tra l’architettura e il pubblico. “IO SONO VULNERABILE” è un invito a guardare oltre le mura e le barriere, a esplorare la bellezza e la complessità della vulnerabilità umana. Attraverso l’arte, siamo chiamati a riconoscere la nostra connessione con gli altri e a celebrare la forza che può scaturire dalla nostra fragilità condivisa. |
“Invece di passare frettolosamente da un frammento all’altro, da un quadro all’altro nelle gallerie e nei musei in cui l’arte contemporanea è stata confinata, qui e ora il visitatore munito all’ingresso di torce elettriche e circondato dalla musica e dal suono originali creati per la pratica performativa, decide in quale elemento immergersi nello spazio interstiziale che si apre tra cultura e natura, tra storia e il quotidiano. È la relazione che si instaura, più che la forma in sé, a definire l’estetica e l’etica che sperimentiamo a Velletri, trasformandosi in un luogo portatore di senso, in cui l’arte ha sempre risieduto” così racconta Sergio Mario Illuminato. “IO SONO VULNERABILE, dunque vivo. Arte è amare la realtà!” diventa così un’opportunità di trasformazione e rinascita, utilizzando l’arte come catalizzatore nel riportare alla vita luoghi che sono stati sepolti nell’oblio per decenni. Un’esperienza che va oltre il tradizionale concetto di mostra d’arte, offrendo una riflessione profonda vulnerabilità, tutto incastonato nelle mura storiche di questo luogo straordinario. |