14 Febbraio 2025

Alla continua ricerca del corpo di Sant’Antonio Abate: tre le ipotesi

Dopo un millennio e mezzo rimane difficile stabilire con certezza quale sia la destinazione del corpo di Sant’Antonio Abate, ma le ipotesi approfondite da ricercatori e studiosi fanno ben sperare


di Tonino Parmeggiani



Velletri (Rm) – Andare alla ricerca, dopo un millennio e mezzo, di fonti documentarie, di corpi o reliquie di santi, è una impresa epica, se non impossibile, con furti del corpo tra città, falsi in circolazione, ci viene subito in mente la reliquia dell’Evangelista San Luca di cui il cranio è conservato a Santa Giustina a Padova e il resto del corpo ad Antiochia di Siria: dieci anni orsono si fece un incontro di studi per confrontare i due casi, una compatibilità tra le due parti era evidente ma non si andò oltre questa constatazione.

Per non parlare dell’Apostolo Pietro il quale, anche se sorretto da una forte tradizione, solo a metà dello scoro secolo si trovò la certezza della sua presenza; dell’Evangelista S. Marco trafugato … Come mai poi Antonio, morto all’età di 105 anni, nel 356, le spoglie del nostro Santo finirono in Francia, ce lo spiegano altri documenti: dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura, fino ad allora tenuto segreto dai suoi discepoli, la sacra reliquia subì alcuni spostamenti finché nell’ XI secolo un nobile francese, della regione di Vienne, ottenne dall’Imperatore di Costantinopoli il dono del Corpo.

Ad una studiosa dell’Università di Bologna, Alessandra Foscati, è toccato un compito simile, se non ché qui le parti (presumibili) del corpo di Sant’Antonio Abate sono addirittura tre, per cui nel suo studio, «I tre corpi del Santo. Leggende di traslazione delle spoglie di Sant’Antonio Abate in Occidente», contributo di una miscellanea, pagine 143-181, se ne è fatta carico una studiosa, di fare un po’ di ordine, anche se una risposta certa è impossibile da ottenersi.

Il corpo di Sant’Antonio Abate trasportato a Costantinopoli (dipinto) di Cappelli Dionisio (sec. XVI)

All’inizio del secolo dei lumi, si cercava, nel campo ecclesiastico, e nella storia della Chiesa, di risalire alle fonti scritte, conservate in monasteri, abbazie, diocesi, di confrontarle tra di loro, verificarne soprattutto l’autenticità, la cronologia. L’inizio di questo campo di ricerca’, in verità non era stato finalizzato ‘ad hoc’ sulla figura del Santo, ma era venuto fuori quando i due monaci benedettini che, agli inizi del settecento, si erano fatti protagonisti, casualmente, di questa indagine, condotta a tappeto per realizzare una storia cristiana della Francia (Gallia), «fecero immancabilmente tappa all’abbazia di Saint-Antoine nel Delfinato, casa madre dell’ordine dei canonici antoniani (che invero già dal secolo XIV sono documentati a Velletri).

Essi, oltre a rimanere colpiti dalla magnificenza dell’abbazia e della chiesa la quale giudicarono la più bella del Delfinato dopo la cattedrale di Vienne, si resero testimoni della presenza delle spoglie di sant’Antonio abate conservate nell’altare «dans une belle châsse d’ébene couverte de lames d’argent», (in una bella cassa di ebano coperta di lamine d’argento). Fin qui una bella scoperta, anche perché attorno al Corpo, si era da sempre sviluppata una grande devozione per il Santo.

Proseguendo poi nel loro viaggio, non mancarono altre sorprese:

Giungendo nella cittadina di Lézat essi visitarono l’antica abbazia dove ebbero l’opportunità di ammirare «un ancien cartulaire tres-beau» (un antico cartulario molto bello: era una raccolta di manoscritti spesso arricchiti da miniature) dal quale appresero che, da almeno ottocento anni, i monaci sostenevano di essere in possesso delle spoglie di sant’Antonio abate, che un’antica tradizione voleva che fossero state portate dall’Oriente da due loro antichi confratelli.

Ma le cose non si fermarono qui:

«Con un certo imbarazzo i due religiosi non mancarono di segnalare che anche nella città di Arles i benedettini di Montmajour dichiaravano di possedere lo stesso corpo conservato all’interno di una, «tres belle châsse», (una cassa molto bella). Essi sostenevano di averlo sottratto agli Antoniani di Saint-Antoine «comme un bien qui leur appartenoit» (come un bene che a loro apparteneva), dopo la definitiva separazione dei due gruppi religiosi.

A questo punto come procedere, per capire la veridicità o meno delle tre ipotesi di partenza? Alla Dottoressa Alessandra Foscati non è rimasto quindi che procedere cercando di mettere a confronto tutte le testimonianze documentarie esistenti, quasi tutte riferibili ai primi secoli dopo il mille, valutarne la bontà di ognuna e confrontarle, nel tentativo che emergesse la testimonianza che emergesse su tutte ma, in simili casi, è difficile, se non impossibile arrivare ad un verdetto certo, al massimo sospetti! Oltre che i documenti principali, emergono tutta una serie di altre testimonianze che più che diradare le nebbie, finiscono per coprirle ancor di più.

Per una conclusione, per il trasporto del corpo, e di eventuali reliquie distribuite ad altre chiese, gli storici sono propensi a credere nella fattibilità di un trasporto da Costantinopoli in Francia, per le due ipotesi rimaste in campo, al momento non c’è soluzione. Affidiamoci quindi ad altre tecniche, non dimenticando che un altro fattore è quello taumaturgico, della devozione che il Santo ha generato nell’intorno dove è collocato il suo Corpo Santo.

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