Dopo lo scandalo, Murakatete e Mukamitsindo sono state impegnate in nuove attività professionali, mentre i dipendenti rimanevano senza stipendio. Un gruppo si è costituito parte civile nell’udienza preliminare
Latina (Lt) – Sono una ventina gli ex dipendenti che si sono costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare per evasione fiscale a carico di suocera, moglie e due cognati del deputato Soumahoro, e altre due persone gravitanti nel loro ambito affaristico-familiare. In vista del prossimo appuntamento al tribunale di Latina, previsto il 3 novembre, se ne aggiungeranno altri in attesa che dal processo (pare certo) che ne scaturirà possano venire fuori tutte le spettanze che la cooperativa e il consorzio Aid non hanno riconosciuto loro.
Per i reati fiscali sono indagati in sei: Marie Terese Mukamistindo, il figlio Michel Rokundo, la figlia Liliane Muraketete (moglie del daputato), Richard Mutangana (altro figlio della Mukamistindo), Ghislaine Ada Ndongo e Christine Kabukoma, questi ultimi tre succedutisi alla guida dell’associazione ‘Jambo Africa’. Oltre al danno causato alla casse pubbliche, tra le vittime collaterali della vicenda Karibù ci sono dunque loro, gli ex lavoratori, uomini e donne per anni al servizio della cooperativa della Mukamitsindo che ha ricevuto oltre 62 milioni di euro dallo Stato. Molti dei quali spesi in maniera impropria – tra cene, vestiti di marca, viaggi, gioielli e centri estetici – come dimostra l’ultima ordinanza di arresto.
La speranza dei lavoratori
«Torneremo nella prossima udienza – spiega Gianfranco Cartisano di Uiltucs che segue la vertenza – per i lavoratori in una protesta pacifica, come sempre. Siamo fieri di aver interrotto questo flusso di denaro pubblico a questi fantomatici rappresentanti dell’accoglienza e dell’integrazione, oggi il ripristino della dignità a questi lavoratori a queste lavoratrici non potrà mai essere riconsegnato. Il lavoro per loro importante è stato distrutto da personaggi che con il sacrificio dei tanti lavoratori e dei tanti migranti hano incassato solo il profitto. Siamo certi che le spettanze ai lavoratori saranno erogate ma il lavoro in questa vicenda e stato distrutto e calpestato».
Intanto le indagini della Guardia di Finanza guidata dal tenente colonnello Angelo Andreozzi (nella foto) non si fermano. E il motivo è molto semplice: la pericolosità sociale e la possibilità di operare per interposte persone da parte del gruppo, appare acclarata, come è acclarato che Muraketete e Mukamitsindo abbiano continuato ad esporsi professionalmente anche a seguito dello scoppio del caso Karibu. Si legge nell’ordinanza: «Appare corretto ritenere altamente probabile che gli indagati stiano proseguendo nel compimento delle loro attività illecita». Nello specifico, ritroviamo la Murakete come socia amministratrice di una società chiamata ‘Venere the Weeding Planer’, mentre la madre è presidente nel consiglio di amministrazione della Karibuni Asbl, società di diritto belga, e nel cda della Edelweiss con sede a Nola che si occupa di ‘attività di assistenza residenziale. Gli arresti scaturiscono anche da questo attivismo mai sopito delle due, ritenute ancora capaci di delinquere e inquinare le prove.